Il Salto Angel è la cascata più alta del mondo. Avvolta dal verde della Amazzonia venezuelana, sgorga dalla cima di un tepui e si getta per 979 metri lungo i suoi ripidi pendii. Per arrivare qui ci vuole un giorno e una notte in un viaggio che emoziona quasi quanto la meta stessa.
I pochi turisti si scambiamo occhiate curiose e interrogative nell’aeroporto di Ciudad Bolivar. Sono le 8 del mattino e qualcuno ci indica un piccolo Cessna a 5 posti. Siamo emozionati ed euforici. Io mi siedo di fianco al pilota e, non riesco nemmeno a stupirmi di quanto sia piccolo questo aeroplano che, senza troppo rumore né fatica, il nostro velivolo è già in volo.
Sorvoliamo paesaggi talmente belli da sembrare finti. Distese di colline verdi, ricoperte da quello che sembra un manto riccio e senza fine, scorrono senza soluzione di continuità sotto di noi. E’ la foresta amazzonica. Tutti stanno in silenzio rapiti dalla bellezza di questo momento.
Poco meno di un’ora e planiamo leggiadri e silenziosi a Canaima in una piccola radura circondata dalla omonima laguna . Qui lasciamo tutto nelle anguste e spartane stanze della guesthouse, tutto tranne un piccolo zainetto con il necessario per i prossimi due giorni. Veniamo divisi in due gruppetti e saliamo sulla nostra lancha a motore pronti a risalire il Rio Carrao. La barca è scomoda, sediamo su panche di legno e ci bagniamo, ma nessuno si lamenta. Al contrario, tutti abbiamo uno stupido sorriso stampato in faccia e gli occhi ipnotizzati dalla meraviglia che ci circonda.
Il Rio Carrao è una lingua marrone che si insinua nel cuore della foresta amazzonica, un luogo dove la natura è uguale a milioni di anni fa, con la sua forza e la sua potenza ci avvolge e ci accompagna in ogni attimo del nostro viaggio. Sensazioni di pace e di stupore.
Il paesaggio scorre all’apparenza sempre uguale e monotono, ma per me è un caleidoscopio a tinte verdi che non smetterei mai di contemplare.
All’improvviso, sulla riva sinistra del fiume, spunta una spumeggiante cascata con alla base una grande roccia piatta che sembra ribollire sotto il getto d’acqua continuo. Ci fermiamo qui e ci concediamo una divertente pausa rinfrescante tra un bagno e un po’ di idromassaggio naturale tra le rocce. E’ una sensazione fantastica, questo posto mi sta conquistando ogni minuto di più.
Dopo un gustoso pranzo al sacco continuiamo la nostra navigazione. Mentre in silenzio mi godo questa avventura ecco arrivare il tipico acquazzone tropicale che per mezz’oretta ci sferza la faccia con le sue gocce appuntite dalla velocità della barca e ci infradicia dalla testa ai piedi. Nessun problema, fa caldo e il mio umore è “indistruttibilmente” positivo.
Sono passate più di quattro ore quando la nostra lancha rallenta e attracca vicino ad una piccola costruzione. E’ il nostro “hotel”, un incrocio tra una casa senza muri e un portico senza casa insomma quattro pali, un tetto e una lunga file di corde a cui legare le nostre amache. Beh, mi sembra stupendo e in più ci sono anche bagno e doccia!
Siamo nel mezzo della foresta, il fiume scorre davanti a noi e non ci sono rumori se non quelli della jungla. Quando scende la sera si accende un fuoco e a bassa voce, quasi in segno di rispetto per questo luogo, cominciamo a scambiarci storie di viaggi e di vita con le persone che abbiamo conosciuto poche ore fa.
Dopo una cena “tipica” a base di pollo e spaghetti, un signore venezuelano ci rivela che, per dare un po’ di brio alla serata, ha portato due bottiglie di Cacique, un rum locale veramente eccezionale. Tra un rum e cola e l’altro la serata prende corpo e spirito. Ridiamo e scherziamo, parliamo di politica facendo infervorare i venezuelani e poi le guide ci spediscono a letto, domani abbiamo un appuntamento importante.
Nella scomodità della mia amaca, sono indeciso se dormire o assaporare ogni momento di questo istante magico, cullato dal suono dell’acqua del fiume e dai rumori della foresta che si susseguono senza sosta. Dormirò poco e male, ma questa notte mi rimarrà impressa nella memoria come una delle più affascinanti della mia vita.
Ci alziamo presto e questa volta lasciamo la barca e ci incamminiamo nel fitto della giungla. Ci aspetta un’ora e mezzo di cammino per un sentiero abbastanza agevole e piacevole. L’adrenalina aumenta ad ogni passo, una grande emozione e frenesia monta dentro di me.
Ad un certo punto comincia a sentirsi il rumore di uno scroscio in lontananza. Man mano che camminiamo il suono si intensifica e assomiglia sempre di più ad un tuono infinito.
Siamo arrivati, ma ancora non si vede nulla. Bisogna arrampicarsi per una ripida salita, su per un piccolissimo camminamento completamente fagocitato dalle piante e dagli alberi incredibilmente fitti. Non si vede nulla, ma l’aria comincia a infradiciarsi di vapore acqueo e capiamo che siamo vicini.
Tutto ad un tratto, sposto l’ultimo ramo davanti a me e mi appare una immensa nuvola di vapore e acqua che mi ingurgita completamente. Tira vento, il terreno è scivoloso e lo spazio poco. Trovo una roccia stabile, mi abbarbico saldamente e poi alzo il mio sguardo verso l’alto.
Un fiume verticale. Una cascata impetuosa che sgorga dalle nuvole. Una visione surreale dovuta in parte alla presenza di nuvole che coprono la cima del tepui. Mi sento piccolo piccolo, un microscopico essere umano di fronte ad una natura incredibilmente poderosa e disarmante. Vento, acqua, vapore, rumore assordante, il Salto Angel è vitalità e potenza allo stato puro, una forza che quasi spaventa e che senza dubbio ammalia e conquista.
Rimanere fermi diventa difficile su questo suolo scivoloso, ma voglio godermi questo spettacolo il più a lungo possibile. Aspetto e spero che il cielo si squarci e mi mostri il Salto in tutta la sua maestosità.
Non succede, peccato.
Torniamo indietro inebriati da questa bellezza sconvolgente e la sorte ci fa un piccolo regalo. Mentre stiamo tornando all’accampamento la foresta si apre in una radura e contemporaneamente le nuvole si spostano per svelarci la cima del Salto Angel.
E’ il suo saluto e il suo augurio di un buon viaggio di ritorno.
Osservo in ammirazione e ringrazio la fortuna che mi ha portato fino a qui e mi ha fatto scoprire uno dei luoghi più incredibili della nostra Terra.