Placidamente adagiata sulla costa atlantica del Marocco, Essaouira acceca con il bagliore bianco delle sue basse casette sgangherate e accoglie il visitatore con un benvenuto amicale, chiassoso e profumato di salsedine. La medina brulica di gente indaffarata tra chi cerca di accaparrarsi un turista e chi è in faccende affaccendato, mentre al porticciolo centinaia di gabbiani giganti volteggiano sopra ai pescherecci che ritornano con il loro sudato bottino.
Ad Essaouira non bisogna avere fretta, le ore scorrono lentamente e si gustano i piccoli momenti.
Dopo qualche giorno passato a bighellonare tra i vicoli di Marrakech, decidiamo che abbiamo voglia di fare un’escursione da qualche parte e la nostra attenzione cade appunto su Essaouira. Non siamo grandi guidatori, ma noleggiare la macchina e guidare per le strade marocchine sembra abbastanza semplice e in effetti lo è.
Lasciamo il poco traffico di Marrakech e ci lanciamo a bassa velocità verso est. Si, perché un po’ tutti ci hanno avvertito della severità della polizia marocchina, un misto tra voglia di far rispettare le regole e desiderio di spillarti qualche soldo.
Sin da subito il panorama diventa interessante, un ambiente arido e roccioso che progressivamente si svuota di ogni traccia di civiltà e si tramuta in un deserto grigio e silenzioso. La strada è una, sola e solitaria. Ci sentiamo padroni di questo momento e ci gustiamo appieno ciò che ci circonda, sempre e rigorosamente sotto i 100km/h (60 nei centri abitati!)
Mentre ci avviciniamo verso la costa cominciano a spuntare alcuni pini e sparuti alberelli verde spento, qualche altro chilometro ed eccola qui. Piccola e raccolta, Essaouira non ci fa impazzire con traffico e parcheggi e in un batter d’occhio siamo già dentro alla sua medina.
Muri bianchi e scrostati interrotti da piccole porte e finestre azzurre si susseguono creando vicoli e stradine che si rincorrono tra luci e ombre. Dentro ad ognuno di questi pertugi si nasconde un mondo diverso: negozi, botteghe, souvenir, ristoranti, agenzie, case. La gente va e viene, vivacemente tranquilla.
Come spesso mi capita sono automaticamente attratto dal mare e, senza rendermene conto, ci ritroviamo sui bastioni della cittadella che dominano la città e vigilano sul mare. Grandissimi cannoni ricordano che queste mura erano un vero strumento di difesa e di contrattacco, mentre oggi accompagnano i turisti in una placida camminata avvolti dalla brezza atlantica e cullati dall’infrangersi delle onde sugli scogli pieni di pescatori.
Passeggiare qui rinfranca spirito e corpo e la presenza di un sole invernale caldo, ma non cocente, rende il tutto perfetto.
Continuiamo la nostra esplorazione fino al porticciolo tra bellissime barche di legno, pescherecci che scaricano grosse scatole di polistirolo piene di luccicante pesce azzurro e marinai che danzano tra una banchina e uno stormo di gabbiani affamati.
Dopo un pranzo rigorosamente a base di pesce – anche se a me non piace, ma qui non puoi esimerti – raggiungiamo l’immensa spiaggia sabbiosa appena fuori dalla medina. Qui gruppi di ragazzini giocano a calcio e qualche temerario fa anche il bagno. Noi, come facciamo con i primi caldi primaverili a Cesenatico, ci spaparanziamo mezzi vestiti sulla battigia e nessuno ci disturberà un gustosissimo pisolino atlantico.
Dobbiamo tornare a Marrakech, sono tre ore di macchina e non vogliamo arrivare con il buio.
Il viaggio di ritorno è, se possibile, ancora più affascinante grazie ai colori che il sole del tardo pomeriggio proietta sul paesaggio desertico. Mentre ci godiamo tutto questo sempre rispettando i limiti di velocità, ecco che un poliziotto solitario ci ferma e mi chiede patente e libretto. Guarda attentamente la mia foto e poi con un’espressione del tipo “Ahi ahi, mi spiace ma l’hai fatta grossa” mi dice: “Monsieur Fransescò, infration de vitesse”.
Ho capito: questo vuole soldi. E’ l’unico poliziotto dei 15 incontrati che non ha il “radar” ovvero l’autovelox locale, io andavo pianissimo e lui decide che ero troppo veloce… Non voglio rogne, sono pronto a dargli dei soldi, ma poi vedo che è un po’ timido ed impacciato e allora provo a fare una sceneggiata napoletana con il mio francese approssimativo.
Ma come! Sono sempre molto attento..conosco bene le regole marocchine..in Marocco giustamente siete civili e qua e là. Dopo mille scossoni di capo e “Je regrette” – mi dispiace – lui mi guarda, si arrende, mi rida la patente e mi dice: “Ok, andate. Ma state attenti che ci sono molti poliziotti disonesti in Marocco”.
Au revoir Essaouira!