Nella vita bisogna sempre guardare verso l’alto, verso chi è migliore di noi, chi ci ispira, chi stimiamo e in generale verso chi può aiutarci a migliorare. Ma ogni tanto è anche utile buttare un occhio dall’altra parte della barricata e osservare ciò che non ci piace, chi non vogliamo essere, cosa non ci rappresenta.
Badate bene, non per forza parlo di persone peggiori di noi, esempi morali di scempio e paladini dello sbagliato, semplicemente di qualcuno che ha fatto, detto, scritto cose che non condividiamo. Né moralmente, né su Facebook.
Questa filosofia di vita si può applicare tranquillamente anche al mondo del blogging e, visto che rimaniamo sempre in democrazia e ognuno è libero di intasare il cyberspazio a suo gusto e piacimento, lo faccio anche io elencando i contenuti che mi infastidiscono di più dei (travel) blogger. Su Facebook e dintorni.
Complimenti a me
Chi di noi non ha mai avuto l’amico sborone? Quello che pescava un paganello al molo di Cesenatico per poi millantare una maratona ittica in stile Sampei conclusasi con un tonno da 50kg. Il tronfio blogger è la versione odierna, quella che – a ragione o per finta non mi interessa – celebra i suoi successi con base giornaliera.
Un conto è essere felici per un progetto o per un lavoro e condividere le proprie emozioni, un altro è fare i galletti ruspanti celebrando la propria gloria su ogni timeline, ogni volta.
Il duro lavoro
Premessa, non sono un blogger professionista e ho rispetto massimo per chi lo è. Anzi, in alcuni casi possiamo parlare proprio di ammirazione per chi ce la sta facendo con merito.
Quindi, è chiaro che tutti voi ci mettete passione, fatica, sacrificio, sudore, lacrime e keyword. Lo so che studiate, vi aggiornate, siete sempre sul pezzo. Capisco che vi girano se qualcuno la fa un po’ sporca mentre voi vi rompete le natiche. Però.
Però volevo informarvi che non siete gli unici. Lo fanno anche tanti (io no) blogger amatoriali, quelli che lo fanno di notte perché di giorno lavorano o studiano, che lo fanno a fronte di zero euro, quelli che se per caso beccano un bel lavoro o una collaborazione stimolante non lo dicono neanche, si tengono stretti il momento e la notizia.
Vi percepisco un po’ come quelli che fanno beneficienza e poi lo sventolano ai quattro venti, ecco.
La dura vita del freelance
Anche in questo caso ho la massima stima di chi ha avuto le palle di mollare un lavoro sicuro e mettersi in proprio o di chi ha rinunciato a malattie e ferie pagate per credere ai suoi sogni. Mi rendo conto delle difficoltà, della partita iva, dell’Italia canaglia etc.. però l’avete scelto voi! E’ inutile e fastidioso che vi celebrate tra voi supereroi e ci ricordate che “non tornereste mai indietro” perché siete liberi e bellissimi.
Avete fatto una scelta condivisibile, noi ne abbiamo fatta una diversa. Noi non vi ricordiamo ogni giorno di quanto sia fantastico beccarsi non una tredicesima, ma addirittura una quattordicesima e non bilanciamo questa bellezza con la sofferenza di avere un capo che ci rompe le palle o un orario da rispettare.
Voi siete bravi, noi siamo bravi. Non c’è un più bravo.
Il duro lavoro del freelance
Connubio deleterio dei precedenti due paragrafi.
Gli articoli degli esperti
Da piccolo blogger so che trovare sempre nuovi contenuti non è facile, anche se si viaggia tanto. Ammetto anche di aver scritto post un po’ “debolucci” per rispettare il mio calendario editoriale e le richieste di Google. Però dentro di me ho promesso – sperando di non fare il marinaio – di non scrivere mai alcune tipologie di post, che magari sono interessanti per qualcuno ma che personalmente reputo quantomeno banali. Alcuni esempi.
Ragazzi, non cercate di insegnarmi come si fa una valigia dai! Tra l’altro uso lo zaino o il borsone. Colleghi, se volete illuminarvi su come spendere meno per una vacanza non consigliatemi Booking, Airbnb e addirittura – udite udite – le compagnie low cost. Moderni scrittori in crisi da foglio bianco non pretendete di rivelarmi i trucchi di Instagram se il vostro consiglio migliore è “usate gli hashtag giusti”. Davvero pensate che sotto la foto delle Dolomiti metto #sealovers?
La risposta più semplice a questo post sarebbe: “Se non ti piacciono non leggerli!”
Giustissimo. Ma, come detto all’inizio, chi elabora questi contenuti non per forza è l’incarnazione del male e del social-webetismo. Anzi, spesso pubblica anche cose interessanti, quindi io nel dubbio seguo e leggo.
Meglio sorbirsi qualche banalità che perdersi qualche perla!