Posizionato sulle rive dell’omonimo fiume tra Milano e Bergamo, Crespi d’Adda è uno degli esempi di villaggio operaio più importanti d’Europa e una testimonianza di un innovativo esperimento socio-urbanistico che ha funzionato per diversi decenni.
Patrimonio dell’Unesco, perfettamente conservata e con un’atmosfera da brividi a metà tra un film di fantascienza e un libro di Orwell, Crespi d’Adda è una meta perfetta per una gita fuori porta di mezza giornata.
Ma cos’è esattamente Crespi d’Adda? E cosa significa villaggio operaio?
Verso la fine dell’800, si sviluppa il concetto teorico e poi pratico di villaggio operaio ovvero un’area industriale-abitativa dove coniugare lavoro e vita privata e dove sia il padrone che i dipendenti potessero vivere in maniera soddisfacente vedendo tutelati i propri interessi.
In parole povere, l’imprenditore costruiva una piccola cittadina autosufficiente attorno alla sua fabbrica e si prendeva cura tanto del suo business che dei suoi dipendenti fornendo loro tutto il necessario per vivere: dalla casa, alla scuola, dall’ospedale ad uno spazio ricreativo.
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Crespi d’Adda nasce nel 1878 per volere di Benigno Crespi patriarca di una famiglia di industriali cotonieri e imprenditore illuminato che aveva il sogno di creare un luogo dove i propri dipendenti fossero tutelati sia dentro che fuori dalla fabbrica. Ovviamente, sotto l’occhio vigile e onnipresente del padrone.
L’idea di Benigno fu messa in pratica con successo e la piccola comunità prosperò fino al primo ventennio del ‘900 quando si spense per vari motivi economici e culturali. Oggi Crespi è un villaggio parzialmente abitato dai discendenti degli antichi operai, mentre la fabbrica ha terminato la sua attività nel 2003.
Questo un veloce excursus storico, ma altrettanto interessante è ciò che oggi si può vedere e respirare in questa comunità che lascia increduli sin dal primo momento.
Parcheggiata la macchina in uno dei tanti spazi liberi, la prima cosa che si nota è il silenzio. Poche persone, pochissime auto e una quieta quasi irreale.
Lungo le sponde del fiume sorge l'immensa fabbrica in mattoni rossi perfettamente conservata con due altissime ciminiere che svettano nel panorama rurale. A pochi metri da dove stantuffavano le macchine, sorge la dimora del padrone che assomiglia in tutto e per tutto ad un castello per forma e dimensioni.
Una strada dritta e anonima separa il mondo padronale dal villaggio che è rigorosamente suddiviso in aree ben definite. Si inizia dal “centro” costituito dalla chiesa, la scuola, il dopo lavoro, l’ospedale e il lavatoio. Poi si attraversa una zona dall’aspetto irreale composta da decine di case circondate ognuna da un ampio e arioso giardino posizionate una in fila all’altra con geometrie perfette.
Dopo aver percorso qualche centinaia di metri tra queste casette che sembrano uscite da un manifesto di urbanistica marxista, si arriva ad un’altra zona dove si succedono le villette. Dimore più fastose che si trovano nella parte più tranquilla del villaggio ad uso esclusivo dei quadri e dirigenti.
In fondo alla strada principale il cimitero, luogo necessario a concludere il percorso di vita auto referenziale di Crespi d’Adda.
Tutta l’area è ottimamente conservata e rende benissimo l’idea di come doveva essere la vita degli operai in questo paesino tutto casa-lavoro. L’atmosfera è veramente particolare, l’impatto visivo spiazzante e la storia che si legge tra le viette affascina e mette a disagio al tempo stesso.
Crespi d’Adda si può visitare in autonomia o, nel weekend, con guide autorizzate, basta prenotare in anticipo sul sito o via telefono.
Dopo la visita vi consiglio di farvi una passeggiata lungo l’Adda in uno dei tranquilli percorsi pedonali e poi di fermarvi all’Osteria da Mualdo che sorge all’inizio del paesino. Noi abbiamo trovato tutto pieno, ma il posto è molto carino e l’odore prometteva bene!